L'organismo australiano di controllo di Internet ha accusato i giganti del web di "chiudere un occhio" sul materiale pedopornografico presente sulle loro piattaforme. L'Australian eSafety Commission ha puntato il dito contro YouTube, di proprietà di Google, e altre major tecnologiche per la gestione inadeguata di questi contenuti illegali.
Secondo il rapporto della commissione, YouTube non tiene traccia del numero di segnalazioni ricevute in merito ad abusi sessuali su minori. La piattaforma video inoltre non definisce quanto tempo ci vorrà per rispondere a tali segnalazioni.
Commissario attacca le aziende tech
"Queste aziende non danno priorità alla tutela dei minori e sembrano chiudere un occhio sui crimini che si verificano sui loro servizi", ha affermato Julie Inman Grant, Commissario per la sicurezza informatica. Grant ha aggiunto che le aziende tecnologiche non hanno "adottato molte misure per elevare e migliorare i propri sforzi" da quando ha chiesto loro di farlo tre anni fa.
"Nessun altro settore orientato al consumatore avrebbe la licenza di operare se permettesse crimini così efferati contro i bambini nelle sue strutture o nei suoi servizi", ha dichiarato il commissario. Le parole di Grant evidenziano la gravità della situazione e l'urgenza di interventi più efficaci.
Strumenti di rilevamento insufficienti
Il rapporto ha inoltre rilevato che aziende come Apple, Google, Microsoft e Skype non hanno adottato gli strumenti necessari per rilevare in modo proattivo il materiale pedopornografico. Questa mancanza di tecnologie preventive rappresenta una grave lacuna nella protezione dei minori online.
Le aziende tecnologiche sono tenute a riferire alla commissione ogni sei mesi su come gestiscono tale materiale, comprese le immagini realizzate con l'intelligenza artificiale. Questo obbligo di rendicontazione fa parte degli sforzi per aumentare la trasparenza e la responsabilità del settore.
Nuove leggi contro i social
L'anno scorso, l'Australia ha introdotto leggi che, entro la fine del 2025, vieterebbero ai minori di 16 anni l'accesso ai social media. Questa misura rappresenta uno dei tentativi più drastici al mondo per proteggere i giovani dai rischi online.
La mancata conformità espone le aziende a multe fino a 49,5 milioni di dollari australiani, pari a 32 milioni di dollari americani. Le sanzioni economiche dimostrano la determinazione del governo australiano nel far rispettare le nuove normative sulla sicurezza digitale.
Fonte AGI (www.agi.it)
Nota: questo articolo è stato rielaborato da UPDAY con l'ausilio dell'intelligenza artificiale.