Un terzo dei rimpatri in Afghanistan dall'Iran e la metà di quelli dal Pakistan riguardano le donne. Questi dati scioccanti sono stati rivelati dal Gender in Humanitarian Action Working Group, co-presieduto da Un Women e Care International.
"Questo significa che le donne che erano riuscite a fuggire dall'inferno afghano sono condannate a tornarci", denunciano Raffaella Paita, capogruppo di Italia Viva al Senato, e Ivan Scalfarotto, senatore e responsabile Esteri del partito.
Situazione sempre più insostenibile
La situazione in Afghanistan è sempre più drammatica per le donne. Tornare nel paese significa dover affrontare torture come matrimoni precoci, violenze e sfruttamento.
Le donne afghane rimpatriate devono inoltre soffrire la povertà e la reclusione domestica. Non possono studiare né costruirsi un futuro, vivendo in condizioni di totale oppressione.
L'Occidente non può voltarsi
"Queste donne non possono essere abbandonate al loro destino", sottolineano i rappresentanti di Italia Viva. Davanti alla sorte terribile che le attende, l'Occidente non può voltarsi dall'altra parte.
Una possibilità di salvezza può arrivare dall'Unione europea. I parlamentari propongono di lavorare in sede Ue per un accordo specifico che tuteli queste donne.
Proposta per status di rifugiate
La soluzione proposta prevede il riconoscimento alle donne afghane rimpatriate da Iran e Pakistan dello status di rifugiate. Questo dovrebbe avvenire con una procedura accelerata e la ripartizione obbligatoria tra i 27 Stati membri.
"Solo così potremo evitare a queste donne l'inferno", concludono Paita e Scalfarotto, chiedendo un intervento urgente dell'Unione europea per proteggere chi è riuscito a fuggire dal regime talebano.
Fonte AGI (www.agi.it) Nota: questo articolo è stato rielaborato da UPDAY con l'ausilio dell'intelligenza artificiale.