Il magnate dei media Jimmy Lai è stato condannato ieri a Hong Kong per cospirazione con forze straniere e pubblicazione di materiale sedizioso. Pechino ha immediatamente risposto alle richieste di rilascio da Londra e Washington, affermando che Hong Kong «è una società governata dallo stato di diritto».
Il cittadino britannico di 78 anni rischia l'ergastolo per i due capi d'accusa: «cospirazione per collusione con forze straniere» e «cospirazione per pubblicare materiale sedizioso». La condanna ha scatenato una forte reazione diplomatica internazionale.
Richieste di rilascio da USA e Regno Unito
L'amministrazione Trump ha chiesto il «rilascio immediato» di Lai. Il Segretario di Stato Marco Rubio ha esortato «la fine di questa terribile prova». Il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato che il caso riflette l'uso delle leggi sulla sicurezza per mettere a tacere il dissenso.
Il Regno Unito ha convocato l'ambasciatore cinese Zheng Zeguang. Il ministro degli Esteri Yvette Cooper ha chiesto il rilascio di Lai, sottolineando la sua cittadinanza britannica.
La posizione di Pechino
Guo Jiakun, portavoce del Ministero degli Esteri cinese, ha confermato che Pechino «sostiene fermamente» le autorità di Hong Kong nell'applicazione della legge. Il governo cinese ha respinto le pressioni internazionali, ribadendo la legittimità del processo giudiziario locale.
Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).





