L'Italia ha perso 4,48 milioni di giovani tra i 15 e i 29 anni dal 1992 a oggi, un calo del 33,2%. Al primo gennaio 2025 ne rimangono appena 8,96 milioni. Il tasso di occupazione giovanile si ferma al 34,4%, quasi 15 punti sotto la media europea del 49,5%. Una crisi demografica che si intreccia con un mercato del lavoro che fatica a integrare le nuove generazioni.
Nei primi sei mesi del 2025 sono stati assunti 1,59 milioni di giovani under 29. Ma l'82,4% ha ottenuto contratti precari, una percentuale in costante aumento dal 73,6% del 2014. Il terziario assorbe l'84,4% delle assunzioni, con commercio, trasporti, ristorazione e alloggi che coprono il 45,2% del totale. Nel settore pubblico oltre la metà dei dipendenti under 29 ha contratti a tempo determinato.
La ministra del Lavoro Marina Calderone ha difeso i dati attuali: «I numeri che stiamo mettendo assieme in termini di occupazione e tasso di disoccupazione che cala sono passi verso il risultato della piena integrazione lavorativa di chi ha sempre avuto una difficoltà di coinvolgimento in questo senso». Ha sottolineato che con cinque generazioni nel mercato del lavoro «non abbiamo bisogno di creare una competizione intergenerazionale».
La denuncia dei sindacati
L'economista Mauro Zangola ha calcolato che «al termine dei primi 6 mesi del 2025 l'88,9% dei giovani non è più in servizio» sommando cessazioni per scadenza contrattuale e dimissioni. Si chiede: «Fino a quando per i giovani la precarietà sarà il prezzo da pagare per trovare un'occupazione?».
Il leader della Cisl Lombardia Fabio Nava ha evidenziato le aspettative delle nuove generazioni: «I ragazzi non sono più sedotti dal mito del posto fisso, ma questo non significa che abbiano rinunciato alla stabilità. Però non sopportano più tirocini infiniti, straordinari non pagati, contratti leggeri e fragili come carta velina». Ivana Veronese della Uil ha avvertito che «l'apparente aumento dell'occupazione nasconde fragilità e disuguaglianze».
Il confronto europeo è impietoso: nei Paesi Bassi il tasso di occupazione giovanile raggiunge il 79,8%, in Germania il 62,95%, in Francia il 48,6%. Le proiezioni Istat indicano che entro il 2050 l'Italia perderà altri 2,25 milioni di giovani tra i 15 e i 29 anni, un calo del 25,3% rispetto ai livelli attuali.
Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).












