Due sospetti arrestati per il furto del 19 ottobre al Louvre hanno «parzialmente ammesso il loro coinvolgimento». Lo ha annunciato la procuratrice di Parigi Laure Beccuau, precisando che i due uomini «sono attualmente davanti ai magistrati» per possibili accuse di furto in banda organizzata e associazione a delinquere.
Il colpo, durato appena sette minuti, ha fruttato ai ladri nove gioielli del valore di 88 milioni di euro. Tra gli oggetti rubati figurano una collana di Napoleone donata alla seconda moglie e gioielli appartenuti alle regine Maria Amalia e Hortense de Beauharnais. I malviventi hanno utilizzato una scala montata su un camion per accedere alla Galleria Apollo.
Indagini e accuse
Gli arrestati sono un algerino di 34 anni, fermato all'aeroporto Charles de Gaulle mentre tentava di fuggire in Algeria, e un tassista abusivo di 39 anni catturato ad Aubervilliers. Entrambi erano già noti alle forze dell'ordine per furti precedenti. Le accuse prevedono fino a 15 anni di carcere per furto in banda organizzata e dieci anni per associazione a delinquere.
Altri due complici rimangono in fuga. L'inchiesta ha coinvolto oltre cento investigatori che hanno analizzato più di 150 campioni di DNA trovati su guanti, caschi e giacche abbandonati dai ladri.
La speranza del recupero
«I gioielli non sono in nostro possesso», ha dichiarato Beccuau, aggiungendo però: «Questi gioielli sono ormai invendibili» e «chiunque li acquisti sarebbe colpevole di ricettazione. C'è ancora tempo per restituirli». La procuratrice ha escluso complicità interne al museo: «Nulla suggerisce che gli autori avessero alleati all'interno del Louvre».
Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).







